L’introduzione del passaporto verde è l’ennesima tegola per palestre e piscine già falcidiate dalla pandemia
MILANO – Il prossimo 6 agosto potrebbe essere l’ennesima data da cerchiare in rosso per palestre e piscine in primis ma, più in generale per tutto lo sport che si pratica in ambienti chiusi.
L’introduzione del Green Pass ha ben poco di “verde” per un settore che è già stato pesantemente falcidiato dallo stato di emergenza decretato nel febbraio 2020 e che proseguirà perlomeno sino a dicembre 2021.
Ad alzare la voce e prendere le difese di un settore che muove gli interessi di decine di migliaia di persone in tutta Italia è intervenuto Claudio Barbaro, presidente nazionale dell’Associazione Sportive Sociali Italiane. In una nota divulgata per la stampa, Barbaro afferma: “Green Pass obbligatorio in Italia anche nelle palestre. La regola, definita dalla cabina di regia e ora sul tavolo del Consiglio dei ministri, è un ulteriore colpo, durissimo, alle centomila strutture sportive che ora chiedono attenzione. Con ulteriori limitazione negli accessi, per palestre e piscine sarà impossibile proseguire”.
“Al di là del prevedibile calo degli accessi – prosegue Barbaro – quanti già iscritti alle strutture sportive, non in possesso della Green Pass, saranno rimborsati dal Governo? Gli stessi gestori di palestre e piscine, centomila sul territorio nazionale, vessati da 17 mesi, saranno aiutati o abbandonati? Ma, soprattutto, come può il Governo perseverare nell’atteggiamento di non considerare lo sport un vero presidio che eroga benessere? Con questa sequela di provvedimenti – come ha sottolineato anche Ciwas (Confederazione Wellness) nel diffondere il dato che il 10% delle strutture ha chiuso ed è a rischio la chiusura di un ulteriore 30% entro il 2021- sono state già allontanate migliaia di persone dalla pratica sportiva. In un momento in cui si attendeva, invece, una campagna tesa a sensibilizzare la popolazione e riavvicinarla allo sport, ecco un ulteriore provvedimento che condanna lo sport stesso. E chi lo promuove, ad aperture insostenibili”.
Ad alzare la voce è anche il pluri campione degli sport da combattimento ma non solo, Bruno Danovaro: “Oggi ho partecipato alla manifestazione di Milano – racconta – per sottolineare ad alta voce il mio dissenso. Non si sta parlando di favorevoli o contrari al vaccino. E’ ora di smetterla: qui è impossibile parlare che subito ti mettono addosso un’etichetta. Essere etichettato, e perciò non libero di esprimerti, è una situazione che io ho respinto decisamente nello sport e che, ancor di più, respingo oggi. La libertà del singolo è uno dei valori che ci insegna la nostra Costituzione. Ho partecipato alla manifestazione proprio per questo: in uno stato di diritto com’è l’Italia, è fondamentale che ciascun individuo abbia la facoltà di libera scelta. Se c’è una qualsiasi imposizione allora è dittatura. Già nei mesi scorsi mi sono battuto per il rispetto di un settore a me caro com’è quello delle palestre. E’ indegno: ci si può recare tranquillamente in un supermercato, allo stadio o in treno ed invece ti si alza davanti un muro se vuoi entrare in palestra o in piscina. E’ giunta l’ora di dire: basta…”.