Il presidente nazionale Luigi Musacchia punta su concetti essenziali: «Formazione, informatizzazione e marketing: il nuovo impulso parte da qui»
MILANO – Il piatto della bilancia pende nella direzione opposta di chi ha lo sport nel cuore: ci sono sempre meno risorse a disposizione. La situazione degli impianti è in certuni casi drammatica. La funzione sociale viene difficilmente riconosciuta dalle istituzioni. Alle tinte fosche del quadro, aggiungiamoci anche tutte le limitazioni imposte dai protocolli, e quella sensazione, purtroppo diffusa, che oggi praticare sport corrisponde ad un rischio… Eppure c’è chi crede fortemente che lo sport sia ancora un valore aggiunto. C’è chi investe giornate intere a tracciare la strada che porta “fuori dal tunnel”, mettendo, sull’altro piatto della bilancia poco fa citata, competenza, coerenza e quella fondamentale dose di coraggio affinché si arrivi perlomeno a pareggiare le forze in campo.
Negli ultimi mesi è stato essenzialmente questo il ruolo affidato a Luigi Musacchia, classe 1940, Stella d’Oro Dirigenti Coni nel 2001, che da diversi lustri ormai si è messo al timone della Libertas, uno degli Enti che più si è distinto nella Promozione Sportiva, raccogliendo il consenso di quasi 5000 associazioni sportive suddivise in diverse discipline.
Mai come in questo periodo, il presidente nazionale ha “sentito sulla pelle” la responsabilità di tenere il veliero sulla rotta giusta, intenzione che gli piacerebbe poter confermare anche dopo le ormai imminenti elezioni per il rinnovo delle cariche, previsto venerdì e sabato prossimi: «Arriviamo da un anno difficile – dice Luigi Musacchia – non solo per la Libertas ma per tutto lo sport italiano. La sospensione dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria, e la lenta, difficoltosa ripresa, rendono difficile il nostro intento di proseguire nella promozione e nello sviluppo della promozione sportiva. Intesa non solo come aspetto agonistico, ma anche come fonte di benessere personale. Sento forte il disagio: la Libertas è, da sempre, un ente di Promozione sportiva che ha un occhio di riguardo per quelle fasce sociali per le quali diventa difficile sostenere lo sforzo economico per praticare sport. Ecco, non poter essere stati d’aiuto a queste persone, come avremmo voluto, mi rammarica molto».
Guardare avanti è possibile?
«E’ doveroso, pur in presenza di numerosi ostacoli da superare. Parliamo di impianti, situazione complessa, quasi drammatica direi… Non è possibile che ci si accorga solo adesso, solo in questo difficile momento, delle condizioni di precarietà di palestre e scuole. E’ triste pensare che solo adesso ci si renda conto che occorre un forte intervento per raddrizzare la situazione».
Sta prendendo piede un concetto forse mai approfondito prima, quello del “debito buono”, ovvero l’invito ad impegnarsi economicamente per intervenire, anche nell’impiantistica sportiva, al fine di averne benefici organizzativi e strutturali. Come si pone la Libertas?
«Da sempre, la Libertas cerca di fare da traino, di tracciare una strada. Se, su iniziativa pubblica o privata, venissero messe risorse a disposizione, noi valuteremo attentamente la situazione, per capire quali indirizzi dare a potenziali interventi. Tanti i punti da mettere a fuoco. Detto degli impianti, sottolineato lo specifico riguardo che la Libertas pone verso particolari fasce di reddito, il mio pensiero va alle associazioni sportive che subiscono pesantemente la situazione attuale: meno risorse, meno tesserati, maggiori costi di gestione. Una situazione particolare che dobbiamo affrontare dall’alto del nostro motto: “Lo sport è per tutti, lo sport è di tutti”, consapevoli che intervenire è doveroso».
Come se ne esce?
«Con un programma di lavoro preciso e strutturato, lo stesso che proporrò alle società per capirne il gradimento e l’eventuale svolgimento. Abbiamo parlato – sottolinea Luigi Musacchia – di risorse da procurare. Diventa prioritario che la Libertas si dia anche un volto “commerciale”, strutturando un programma di marketing e comunicazione tale da individuare strade da percorrere, sia al nostro interno che all’esterno del mondo Libertas. Dobbiamo far conoscere le pecularità del nostro ente a quante più persone ed aziende possibili».
Come coinvolgere il mondo esterno alla Libertas risulta chiaro. Ma all’interno?
«Operare quotidianamente affinché il mondo Libertas proponga attività sportiva ad un livello tale da favorire l’incremento del numero delle associazioni sportive affiliate e, parallelamente, dei tesserati. Qui entra in gioco un altro concetto a me molto caro: la formazione, uno dei fiori all’occhiello del nostro movimento. La riconosciuta opera delle Scuole Regionali di Formazione è la leva sulla quale facciamo conto. Il potenziamento dei corsi, strutturati per la crescita di dirigenti e tecnici, è il passo in avanti che ci proponiamo di fare per aumentare la qualità della proposta sportiva, ad ogni livello. La struttura nazionale darà indicazioni che poi sarà compito delle strutture regionali sviluppare nel miglior modo, nel nome di una sinergia di intenti che è condizione essenziale».
«Metteremo a fuoco il nostro obiettivo – prosegue il presidente nazionale della Libertas – anche sulla informatizzazione. Abbiamo già alcune realtà locali, vedi la Valle d’Aosta, nelle quali si sono raggiunti livelli di efficienza tali per cui le associazioni ed i tesserati formalizzano la loro partecipazione all’attività sfruttando la tecnologia. La qualità di questo servizio, che ci proponiamo di garantire a tutte le affiliate, dovrà raggiungere livelli di massima affdabilità. Grazie al prezioso supporto del presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, siamo riusciti ad accedere ad un fondo di 70.000 euro che utilizzeremo, nello specifico, per implementare e rendere più efficace il nostro gestionale, oltre a dare nuovo impulso al marketing ed alla comunicazione».
Capitolo pratica sportiva: sotto l’egida della Libertas ci sono iniziative di strutture private che stanno riscuotendo grande successo, PallanuotoItalia, ad esempio: continuerete a percorrere anche questa strada?
«Assolutamente sì. La piccola associazione deve avere strumenti di crescita sia a livello organizzativo ma anche a livello sportivo ed agonistico. PallanuotoItalia è una eccellente iniziativa così come può essere considerata la crescita, esponenziale, del nostro Dipartimento Equitazione e Cinofilia. Sono solo due esempi ai quali il mondo Libertas dovrà riferirsi nell’immediato».
Lo sport ha anche un aspetto politico e, a quanto si sente, c’è la prospettiva di un netto cambiamento…
«E’ un argomento delicato, del quale ho recentemente parlato con il presidente del Coni, Giovanni Malagò. La creazione di un Dipartimento Sport che non abbia il Coni come riferimento, rischia di dare un’impronta statalista, con attori diversi da coloro che hanno tenuto le redini dello sport sinora. Mi auguro che al più presto vengano chiariti il ruolo degli Enti di Promozione Sportive e le risorse messe a disposizione per il mondo dello sport. Per uscire dal momento di stallo – dice Musacchia – serve un modello di governance molto operativo, che segua le già citate strade della formazione, della informatizzazione e del marketing. Il mio auspicio è che si tenga conto di questo».
Negli ultimi anni la Libertas ha un po’ “segnato il passo”: che risultati pensa di avere rendendo pratici i concetti che ha esposto?
«La flessione di associazioni e tesserati che abbiamo avuto è fisiologica ed ha coinvolto anche altri Enti. Ci siamo posti il problema, questo è chiaro. Il programma di lavoro che vogliamo attuare, parte proprio dalla necessità di svoltare. Io sono convinto che la risposta della periferia sarà notevole. La Libertas che ho in mente si affiderà ad un gruppo di dirigenti giovani, motivati, capaci di dare il giusto impulso. Sono certo – conclude Luigi Musacchia – che la nostra proposta sportiva diventerà più appetibile ad ogni livello. Poi starà a noi fare in modo che tutti lo sappiano…».