Valore Sportivo

«Allo sport non serve il Ministro ma professionalità e cultura»

Così scrive l’AssiManager in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi facendo luce sulla precaria condizione attuale di un settore che solo in Italia non è considerato strategico

MILANO – E’ l’argomento del giorno: quale futuro attende lo sport italiano, messo in ginocchio, più di altri settori, dall’emergenza sanitaria e dai provvedimenti, spesso non lineari, adottati da chi ci governa? Quale futuro attende lo sport italiano soprattutto ora che il Dicastero allo Sport tenuto da Vincenzo Spadafora nel “Conte 2” è stato cancellato dal nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi?

E’ una domanda lecita, che l’Assi Manager, l’Associazione che riunisce i manager dell’economia sportiva, ha rivolto allo stesso Draghi in una lettera firmata dal presidente Federico Fantini che riportiamo qui testualmente: «La mancanza di un Dicastero ad esso dedicato nella lista dei Ministri del nuovo Governo Draghi ha suscitato un dibattito animato nel mondo dello sport. Il tema, in realtà, è strettamente inoltre legato anche alle dichiarazioni del Ministro dello Sport uscente, il quale ha recentemente manifestato in modo assai trasparente la sua originale estraneità al mondo dello sport al momento di ricevere l’incarico e la poca dimestichezza con le sue dinamiche, spesso complesse.

La questione, dunque, non è il Ministero dello Sport o meno (la stragrande maggioranza dei nostri principali partner europei e nel mondo non prevede infatti questo dicastero), ma la rilevanza stessa che la classe dirigente politica in Italia assegna allo sport e al suo articolato sistema di economie, in un Paese la cui Costituzione, ricordiamo, non cita la parola sport.

ASSIManager ha più volte rilevato come lo sport non avesse trovato spazio nei piani di rilancio economico e sociale del Paese predisposti per rispondere alla crisi pandemica. In un Paese dove le infrastrutture sportive risalgono mediamente agli anni 50, dove lo sport a scuola di fatto non esiste e dove, nonostante i progressi più recenti, oltre metà della popolazione rimane sedentaria, non sorprende purtroppo la marginalizzazione di un sistema che, in altri Paesi, rappresenta al contrario una frontiera di innovazione, sviluppo e crescita, sia economica, ma soprattutto sociale. Lo sport italiano deve ancora fare i conti con la sistematica difficoltà di riconoscere le adeguate competenze che ne possono, uniche, garantire la piena sostenibilità. Non servono Ministeri per sfruttare appieno le potenzialità infinite dello sport come volano di crescita, ma persone capaci, preparate e progettualità innovative. Le dinamiche del mercato del lavoro nello sport sono in larga parte ancora legate ai tradizionali meccanismi relazionali e autoreferenziali, a dimostrazione di come nessuna grande società di executive search sia riuscita in Italia a sviluppare un suo business. Nascono (e muoiono) percorsi formativi più o meno qualificati, ma è sul lato della domanda di competenze che c’è ancora molto da fare. Enti, società professionistiche o dilettantistiche, Federazioni, Leghe non investono sulle risorse umane e sulle capacità, vincolando lo sport italiano ad una arretratezza che ormai non impatta solo le performance sportive di alto livello.

ASSIManager nasce per incidere su un cambiamento epocale nello sport italiano, con l’obiettivo di (ri)portare la professionalità e la cultura manageriale al centro dello sport. Per liberarne le grandissime risorse al servizio del Paese.

Auspichiamo, quindi, che non solo il nuovo Governo, ma tutti gli attori del sistema sportivo nazionale, possano fare un salto di qualità sostanziale in questo processo, a supporto del quale la nostra Associazione è sempre pronta e disponibile per dare il suo contributo»

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